Il criminologo Cesare Lombroso indagò a lungo sui tatuaggi, indicandoli come un segnale distintivo di una personalità delinquente...
Nel cap. VII del suo L’uomo delinquente infatti Lombroso descrive il tatuaggio come «uno dei caratteri più singolari dell’uomo primitivo» per il quale era «un ornamento, un vestiario, un distintivo nobiliare, onorifico e quasi gerarchico; […] un primo richiamo sessuale, perché segnala la pubertà nel maschio; […] persino una specie di archivio ambulante, nel quale l’individuo nota i fasti più notevoli della propria vita».
Egli mise quindi in stretta correlazione il tatuaggio e la degenerazione morale del delinquente.
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